La recensione 04/19

Il racconto dell'ancella

Margaret Atwood

Ponte alle Grazie


Inizio subito con una confessione: sono affetta da tsundoku, una “malattia” che mi porta ad acquistare compulsivamente libri e ad accumularli nella mia libreria in attesa, un giorno o l'altro, di leggerli.

Ecco perché, mi dovete credere sulla parola, se vi dico che “Il racconto dell'ancella” giaceva sui miei scaffali da ben due anni in attesa di essere letto e che se non fosse stato proposto come primo titolo del gruppo di lettura, chissà per quanto tempo sarebbe rimasto ancora fermo a prendere polvere.

E mi sarei persa un piccolo capolavoro.

"Il racconto dell'ancella", scritto dall'autrice canadese Margaret Atwood nel 1985,  è tornato negli ultimi anni alla ribalta  grazie alla pluri-premiata serie TV “The Handmaid's Tale” che ha avuto un incredibile successo di pubblico e critica, tanto da spingere l'autrice a scriverne il seguito dopo quasi trentacinque anni.

Il romanzo si colloca nel filone delle opere distopiche ed è ambientato nell'immaginaria Repubblica di Gilead, uno Stato totalitario a ispirazione biblica creatosi dopo la presa di potere da parte di alcuni fondamentalisti religiosi cristiani, nel territorio corrispondente, grosso modo, agli attuali Stati Uniti d'America.  La Repubblica di Gilead nasce e si sviluppa in un territorio devastato dalla guerra, dai rifiuti tossici e da una diffusa sterilità e si basa su una solida divisione in caste della società in base al genere e alla fertilità. Abbiamo così le classi maschili che vedono nel Comandante il vertice della piramide sociale e le classi femminili che hanno al vertice le Mogli (compagne del Comandante) cui seguono le Zie, le Marte (serve) le Non donne ma soprattutto le Ancelle, ovvero le donne fertili assegnate ai Comandanti, il cui dovere, in un paese sterile, è quello di mettere al mondo dei bambini. Essendo tra le poche donne fertili rimaste, le Ancelle sono considerate una sorta di “patrimonio nazionale” ed è per questo che lo Stato se ne appropria, privandole della loro libertà, educandole al loro compito e assegnandole ai Comandanti che abusano di loro durante le Cerimonie (che ricalcano il passo della Genesi in cui Giacobbe per dare un figlio alla moglie sterile Rachele ingravida la sua serva) alla presenza delle Mogli.

Alle donne, inoltre, è proibito leggere, scrivere, truccarsi, uscire di casa da sole e avere un nome proprio: Difred, la protagonista del romanzo, infatti, si chiama così perché è di proprietà del comandante Fred ( di- fred) e di fatto la sua identità viene così annullata.

Scioccante, inquietante, crudo e angosciante, "Il racconto dell'ancella” è un libro che fa riflettere, e preoccupare. Viene classificato come un romanzo distopico ma, purtroppo, molti degli aspetti dipinti non sembrano essere frutto di fantasia, tanto si avvicinano alla realtà. Il tema della sottomissione della donna, della privazione dei suoi diritti, risulta quanto mai attuale al giorno d'oggi tanto da far diventare le Ancelle il simbolo di alcuni movimenti femministi. Emblematiche, a tal proposito, le proteste di alcune donne in Texas e Ohio che, vestite con il copricapo bianco e il vestito rosso delle ancelle del romanzo, nel 2017 hanno fatto sentire la loro voce contro una proposta di legge che avrebbe limitato la possibilità di ricorrere all'aborto.
Il romanzo della Atwood non è un libro facile: fa riflettere, discutere. arrabbiare ma soprattutto porta ad interrogarsi su come sia necessario non abbassare mai la guardia e non voltarsi dall'altra parte quando sentiamo parlare di abusi e soprusi sui più deboli.

Una menzione a parte merita la scrittura dell'autrice: semplicemente meravigliosa.

Antonella