Appunti 08/20 del 10/11/2020

Una risata ci seppellirà

Viaggio intorno a tre definizioni


Oggi ci sentiamo abbastanza grandi da inoltrarci in tre definizioni, tre aggettivi che definiscono una buona parte delle sfumature di una risata, dal sorriso al ghigno. Tre... per tre letture ad essi collegati, per abbracciare in pieno il significato rotondo delle parole.
Buona lettura...

IRRIVERENZA: mancanza di rispetto, impertinenza.

Beh, perché no?!
Non manchiamo di rispetto ai morti, ai feriti, a chi ha sofferto, a chi ha aspettato con il cuore in mano.
Manchiamo di rispetto alla guerra, per esempio! Questa sì che è un'idea! Prendiamo la cosa più brutta che l'uomo abbia inventato, la studiamo, la osserviamo e la prendiamo a calci!
Le ridiamo in faccia, forte, in modo quasi isterico, a voce altissima per coprire ogni suo tentativo di replica.
Perché a volte spaccare una chitarra su un palco lascia il segno molto più di un lungo assolo tecnicamente perfetto.
A volte porre fine ad una storia d'amore con un rutto (si, con un rutto, non vi è mai successo?) è la cosa giusta da fare.
E allora a volte guardiamo in faccia la guerra e ridiamo.

E così i medici di campo americani in Corea si prendono gioco di tutti, organizzano scherzi micidiali, giocano a golf, organizzano partite di football per guadagnarci un sacco di soldi con le scommesse, corteggiano infermiere, molestano commilitoni.
Ma sapete cosa? Sono dannatamente bravi i medici, salvano vite, tagliano, cuciono, restano svegli 48 ore di fila, stendono lenzuola su corpi ancora caldi, ci sono. Sempre. (M*A*S*H, di Richard Hooker)

E così un tranquillo mercante di cani (!) afflitto dai reumatismi si sposta come una tartaruga dall'Ungheria alla Galizia inseguendo cocciutamente una guerra, la Prima, che non riesce a raggiungere. Fa impazzire tutti quanti, rischia a più riprese di essere ammazzato per la sua sconvenienza, combina pasticci e si ubriaca con candida e urticante innocenza.
Eppure è un buon Cristo, Sc'vèik, è puro davvero, è il motivo fatto uomo per cui le guerre non dovrebbero esistere. (LE AVVENTURE DEL BRAVO SOLDATO SC’VÈIK, di Jaroslav Hašek)

E così due ragazzini nei pasticci, un ladro e un disertore, si aggirano in una San Pietroburgo spettrale, senza smettere nemmeno per un minuto di prendersi in giro e cacciarsi nei guai... come se non ne avessero già a sufficienza, di guai, con l'esercito che li scruta da lontano, pronto a fucilarli se non trovano... ehm... 12 uova...
Ma Lev e Kolja sono due ragazzi in gamba porco Giuda, hanno idee, hanno una coscienza, sono creativi ed energici, dovrebbero avere anche un futuro! (LA CITTA’ DEI LADRI di David Beniof)

IRONIA: alterazione spesso paradossale, allo scopo di sottolineare la realtà di un fatto mediante l'apparente dissimulazione della sua vera natura.

Scherza coi fanti… no no! Nemmeno per sogno: scherziamo con i santi, perché la letteratura può, anzi, deve permettersi di sconfinare nelle “zone rosse”, invadere, turbare l’ordine prestabilito e finanche scandalizzare. Un po’ come dire a un bimbo “la mamma di Bambi? l’abbiamo mangiata ieri sera, amore mio”. Un po’ come affermare “io continuo a uscire dopo il coprifuoco perché Paolo Fox aveva detto che sarebbe stato il mio anno e che avrei dovuto fare più vita notturna”. Come prendere Dio e smontarlo pezzo dopo pezzo per lasciarne emergere le contraddizioni.

E così, in una famiglia ebrea ortodossa, un ragazzino cresce terrorizzato a causa di un dio vendicatore e perennemente arrabbiato. Si sente osservato, braccato, asfissiato e di conseguenza commette una serie infinita di errori che spera di poter emendare con la penitenza e il pentimento. Diventa uomo trascinandosi appresso un costante senso di colpa e inadeguatezza; costruisce con immane fatica un’esistenza “normale” nella speranza di non rovinare la vita a suo figlio, di non perpetuare gli errori che i suoi genitori hanno commesso con lui. Ma per quanto provi a nascondersi, a camuffarsi, a confondersi nella folla, Dio continua a osservarlo, implacabile. (IL LAMENTO DEL PREPUZIO di Shalom Auslander)

E così Gesù decide di tornare tra noi incorreggibili umani, nonostante tutto quello che è accaduto la prima volta, duemila anni fa. Suo Padre non è per nulla sicuro che possa funzionare, ma tant’è… l’umanità è degradata a tal punto che un rimedio estremo potrebbe rappresentare la proverbiale ultima spiaggia. Cosa fa, dunque, Gesù all’inizio degli anni 2000? Predica? Prova a redimere i peccatori? Fa miracoli? Neanche per sogno... se ne va in giro per gli USA con un gruppo di reietti, fuma erba, suona la chitarra e decide, non senza una certa riluttanza, di partecipare ad un reality show. Quale può essere il messaggio del figlio di Dio? Quale teoria filosofica e teologica potrebbe sviluppare nel nostro Tempo? Beh, eccola qui: “Fate i bravi!” (A VOLTE RITORNO, di John Niven)

E così Biff, il miglior amico d’infanzia di Gesù, sotto la minaccia dello strano angelo Raziel, scrive il suo personale e irresistibile Vangelo. Viaggi picareschi, esperienze al limite del lecito, giochi “miracolosi”, avventure sull’orlo del trascendentale… non manca nulla. Biff ci regala un ritratto inedito di Cristo, una prospettiva inattesa, una testimonianza esilarante eppure ricca di umanità; il ché, riferito a Gesù, è tutto dire. Ma non basta, perché tutti sappiamo come dovrebbe finire la storia, e lo sa anche Biff, il quale però non ha nessuna intenzione di rassegnarsi, e ingaggia una lotta senza esclusione di colpi per riscrivere, ancora una volta, la Storia. (IL VANGELO SECONDO BIFF, di Christopher Moore)

SARCASMO: figura retorica consistente in una forma di ironia amara e pungente, volta allo schernire o a umiliare qualcuno o qualcosa.

Sii superiore, ti dicono quando qualcuno ti insulta e si prende gioco di te, non abbassarti al suo livello, non passare dalla parte del torto... ma onestamente, per quale motivo questo dovrebbe farci stare meglio? Non è forse opportuno trovare un modo per rispondere, per reagire, per far “rimbalzare” la cattiveria contro chi ce l’ha sputata in faccia? L’importante è trovare il metodo giusto, disarmare e ferire, rapidi e secchi come una “parata e risposta” nella scherma! Ti sembra di aver vinto? Spiacente, hai perso.

E così, tutto inizia con un uomo che pur di riuscire a vedere dei sederi femminili, si accuccia sul ciglio del canale di scolo di un bagno pubblico.

Due fratelli non biologici crescono nella Cina maoista, perdono persone a loro care, lottano per la sopravvivenza, inconsapevoli, ignoranti, incolpevoli. Da adulti vivono la trasformazione capitalista di un Paese in cui l'unico obiettivo è la produzione, la ricchezza, il lavoro a scapito della libertà, dell'individuo, della vita.

Yu Hua sa perfettamente che una cosa avrebbe dato fastidio a Mao, l'avrebbe fatto impazzire, avrebbe scatenato la sua ira: la risata. Ridiamo perché Yu Hua sa perfettamente che le stesse persone che l'hanno cacciato dal suo Paese, non riuscirebbero a capire, e di conseguenza ad accettare, una sola cosa: la risata. (BROTHERS, di Yu Hua)

E così succede che ti definiscano “il cantore del microcosmo ebraico di St Urbain Street”, tu ti arrabbi come un toro quando vede rosso perché nulla ti infastidisce quanto le ortodossie vecchie e nuove e i vari tipi di intolleranza da esse generate. Quindi cosa fai? Scrivi un romanzo enorme in cui un’intera famiglia ebrea (21 individui, due secoli di storia sui due lati del Pacifico) mette in luce contraddizioni, virtù, pulsioni, eccessi e avidità di un intero popolo. Lo fai senza sconti, senza filtri, con un linguaggio diretto, schietto, a volte brutale. Lo fai con un’architettura intricata, complessa e rutilante. Lo fai raccontando storie (tantissime storie) con una capacità ed una sfacciataggine inarrivabili. Cantore? Ok, allora canto! (SOLOMON GURSKY È STATO QUI, di Mordecai Richler)

E così la nobiltà inglese del secolo scorso, che vive in un idilliaco castello lussureggiante,  si occupa di nobili questioni: la complicata dieta per una scrofa da concorso ribattezzata “l’Imperatrice di Blandings”; la perfetta lucidatura dei cappelli a cilindro di Lord Clarence, conte di Emsworth; la commercializzazione di squisiti e irrinunciabili biscotti per cani. Addirittura la servitù sembra essere assorbita da attività “imprescindibili”, come progettare un sentiero lungo un chilometro attraverso il maestoso giardino della tenuta. La decadenza, il vuoto, il superfluo, avanzano a spallate attraverso un secolo difficile, che chiede una reazione forte e intelligente e riceve in cambio stralunate facezie. Per fortuna esisterà sempre un maggiordomo in grado di nascondere la polvere sotto il tappeto e a preservare l’indispensabile, gloriosa e intoccabile Etichetta. (IL CASTELLO DI BLANDINGS, di P.G. Wodehouse)

Oggi mi sento sarcastico e colpisco dove fa male, facendo finta di niente. Piego il “nemico” con le sue stesse armi. Ghigno dentro di me, esulto senza lasciar trasparire la mia sadica goduria.

Oggi mi sento ironico e ingigantisco i difetti, deformo la realtà, la stropiccio e la getto in un angolo. Tolgo la sedia di scatto proprio quando qualcuno cerca di sedervisi sopra.

Oggi mi sento irriverente e rido. Rido di tutto. Rido fino a farmi venire il mal di pancia. Rido fino a sentire male al petto. Rido fino a provare un gran mal di testa.

Insomma, rido, ma non mi sento meglio!