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Le interviste - CasaSirio

Il mestiere di pubblicare

Il mestiere di pubblicare Martino Ferrario CasaSirio Editore CasaSirio nasce nel 2014 con l’intento di pubblicare “storie che non puoi smettere di raccontare”, e in poco tempo si è ricavata uno spazio significativo all’interno della editoria indipendente italiana, grazie ad un approccio intelligente, giovane, appassionato...


Noi siamo stati attratti dalla sua attitudine, e siamo stati conquistati dai titoli pubblicati; oggi intervistiamo Martino Ferrario, travolgente direttore editoriale di casaSirio.

- Martino, cosa significa per te “storie che non puoi smettere di raccontare”?

Quando una storia ti entra dentro, devi per forza raccontarla a tutti quelli che conosci. Al bar, in pizzeria, allo stadio, tutte le persone che sai che possono apprezzarla devono sapere che c'è quella storia, è troppo bella perché se la perdano.

STORIE CHE NON PUOI SMETTERE DI RACCONTARE dice anche tantissimo sul tipo di libro che chi apre i nostri si trova davanti: plot driven, con una storia chiara, di quelle che poi riesci a raccontare.

- Noi riteniamo che le piccole case editrici stiano lavorando molto bene, pubblicano libri di grande qualità, hanno linee editoriali riconoscibili. Oltretutto si sostengono tra di loro, condividono presentazioni, si pubblicizzano sui social. C’è grande condivisione, quasi si trattasse di un piccolo movimento. Vi sentite parte di una “comunità”? 

Qui mi becchi in castagna. No, assolutamente no. 

Io collaboro (e gioco al pallone, bevo birrette, faccio serata, condivido progetti) con persone che fanno un lavoro (in tutti i sensi, dalla comunicazione allo spirito) meraviglioso. Ma non mi sento parte della grande comunità dei "piccoli e medi indie". Più che altro siamo persone che si stimano (spesso si vogliono bene, siamo dei sentimentaloni/e) e apprezzano il lavoro che ognuno fa. Quindi uniscono le forze e si divertono un sacco.

- CasaSirio usa molto i social networks, e secondo noi in modo molto interessante: non li usa solo per pubblicizzare le sue nuove uscite, ma propone approfondimenti, sviluppa temi spesso poco conosciuti ai non addetti ai lavori, si mette a disposizione del lettore. I social sono davvero un’opportunità per una casa editrice (specie piccola)? Possono essere un modo per creare una comunità aperta?

I social, per me, sono un'opportunità solo se li gestisci con intelligenza. 

Apri il tuo feed di Facebook, un post ogni 4 è sponsorizzato (arriveremo presto a uno ogni 3), quindi chi ha da spendere, e lo fa con intelligenza, potrà sempre avere un megafono più grande. Se a ciò sommiamo che la reach delle pagine non è mai oltre il 15%, a meno che non siano gestite davvero davvero davvero bene, sei costretto a giocarti le poche carte che hai con il massimo dell'intelligenza.

Noi ci proviamo facendo migliaia di prove, alcune divenute quasi iconiche e altre naufragate, e non ci lasciamo scappare un test, un'idea, qualcosa di nuovo. Ogni tanto colpiamo bene il bersaglio, e lì sì che nasce la possibilità di creare community. Una gestione basilare, da vetrina, è sicuramente meglio di quando non c'era nulla, ma è destinata a venire schiacciata.

- Storie che non puoi smettere di raccontare dicevamo… ad oggi sono romanzi, noir, racconti e anche un paio di bellissimi saggi molto originali, parlo di “Storia d’Italia ai tempi del pallone” e “Mr. President”. E il magnifico “memoir” di salvo Anzaldi “Nato per non correre”. Dunque è più importante la storia della materia, non c’è calcolo, non seguite le mode…

Questa è uno degli aspetti più belli del nostro lavoro. Abbiamo una linea editoriale che a CasaSirio condividiamo tutti, e lì ci lasciamo un sacco di spazio per agire.

La nostra idea è quanto di più sbagliato ci sia in un mercato (in generale, non solo editoriale) come quello del 2019, quello in cui siamo pieni di tutto e l'unico modo per emergere è scegliere una micronicchia vuota e lavorarla al massimo, ma il motivo per cui facciamo gli editori è proprio quello di scegliere le storie che amiamo e far sì che le amino anche altri. E ci piace un sacco :)

- Sei stato protagonista di diverse “tournee”, sia per presentare i vostri libri, sia per parlare di CasaSirio. Quanto è importante il contatto diretto con le librerie e con i lettori? Si discute molto sull’utilità reale delle presentazioni, tu che ne pensi?

Per noi il contatto diretto è fondamentale, far saltare la cortina di fumo che divide lettori ed editori (non si sa chi lavora in CE, quanto vende un libro, che lavoro fa, etc) è la base per curare un mercato che i dati dicono quasi terminale. A ciò aggiungo che noi siamo la casa editrice delle "storie che non puoi smettere di raccontare", quindi noi siamo i primi a raccontarle a librerie e lettori, e speriamo che loro lo facciano ad altri dopo aver letto il libro.

Sull'utilità delle presentazioni, per me il discorso è molto semplice e simile a quello dei concerti. Ci sono due tipi di presentazioni, e di concerti:

1. Quelli di un autore | un'autrice (o di un gruppo | cantante) che ami

2. Quelli di un autore | un'autrice (o di un gruppo | cantante) che non conosci

Nel caso 1, sia l'autore (che il gruppo) dovrà fare il massimo per viziare i suoi fan. Magari facendo reinterpretazioni, inside jokes, comunicando la felicità nel condividere il proprio lavoro con persone che lo apprezzano così tanto.

Nel caso 2, un gruppo dovrà far sì che chi lo conosce per la prima volta a quel festival vada a casa e inizi ad ascoltarselo su Spotify. E poi vada al concerto successivo, pagando per loro. Un autore dovrà fare la stessa cosa, raccontare una storia (o una visione del mondo, o tante storie) che convinca il lettore a comprare il libro. 

Siamo pieni di presentazioni con il modello "presentazione dell'autore da parte di un presentatore che un po' se la mena o è molto timido + autore che parla per un'ora del libro o della sua arte e rompe i coglioni pure a sua madre + letture in grado di narcotizzare un cocainomane + altre parole". Ecco, queste secondo me non servono a una sega. 

Se invece la presentazione diventa un microshow, poi di libri ne vendi, e non ne vendi pochi. Non è il libro in sé a convincere il possibile lettore, è la storia che gli viene raccontata a parole. La domanda cui rispondere sempre è: perché devo leggere il tuo libro e non quello di un altro, magari più famoso? Se la risposta è perché il mio libro è figo, o indipendente, o altre cose simili, abbiamo perso in partenza. Se diventa seguimi, poi ti convinci da solo, ecco, allora lì sì che si vince.

- Tu e i tuoi colleghi siete molto giovani, a dispetto di un paese ostruzionista nei confronti dei giovani… vi sentite più coraggiosi o più incoscienti?

Coraggiosi mai, incoscienti sempre (aiuta a cuccare, il coraggioso è così banale).

-Cosa dobbiamo aspettarci da CasaSirio nel futuro?

Allora, vado in ordine sparso: una nuova grafica di cover, una festa a base di birra pong, un nuovo neverending tour che questa volta sarà neverending davvero, una cosa che farà incazzare un fuoco di persone e, ovviamente, un sacco di libri che noi per primi amiamo alla follia.

- Ora la tipica domanda sciocca… quale libro pubblicato da altri avresti proprio voluto pubblicare tu?

Non ti dico dei libri ma degli autori: Crichton, Lansdale, Winslow

- In conclusione, di qualcosa ai nostri lettori, qualsiasi cosa ti possa sembrare utile, inutile opportuna, o che ti passa per la mente in questo momento!

Ci vediamo presto a Gorizia (quando? Questa è la vostra call to action, chiedetelo a Diego perché io non lo ricordo) e facciamo festa, ma festa davvero, non quelle solite cene e poi a nanna presto. Fred De Palma diceva "Facciamo festa finché la festa non ci fa la festa". Ecco, una cosa simile.

Grazie mille e a presto!!!!!

Tanti cuori a voi <3 <3 <3 <3 <3 <3 <3