La passione per la fantascienza iniziò con Star Wars: avevo sette anni nel 1999 quando andai con i miei genitori al cinema a vedere l'episodio I, La minaccia fantasma, lo stavano già togliendo dalle sale e finimmo forse a Pordenone per riuscire a vederlo. Da quel giorno in tutti i miei sogni c'era qualcuno con un buco nello stomaco abbastanza largo da poterci vedere attraverso, ma non mi fece paura - al contrario del Signore degli anelli, che dovette aspettare le medie per essere apprezzato - ed in qualche modo mi mostrava chiaramente la mia vocazione: viaggi interspaziali, pistole e spade laser, principesse ribelli e incorruttibili, mondi opulenti e sull'orlo del declino che infine portavano al fascino irreprensibile della rovina.
Letteralmente western con armi e cavalcature futuristiche, cosa si può volere di più.
È stato durante la quarantena che ho finalmente avuto il giusto stato d'animo per leggere la “Trilogia della Fondazione” di Isaac Asimov, dal quale George Lucas ha tratto ispirazione per le sue galassie lontane lontane, e ne sono derivate due considerazioni: perché non l'ho fatto prima e perché non sia stato ancora tratto un film o, ancora meglio, una serie televisiva fedele a quel libro fantastico?
D'altra parte ho fatto i salti di gioia quando ho saputo che Dune sarebbe stato rifatto dal regista Denis Villeneuve - mi dispiace Lynch ma ti si guarda proprio per non capire cosa stai facendo vedere - già degno di aver fatto conoscere il bellissimo “Storie della tua vita” (Arrival) di Ted Chiang e del quale un annetto fa è stato ristampato “Respiro”.
Ciò che rende particolare la sua fantascienza è il fatto che i suoi romanzi ruotino attorno alla comunicazione ed alla linguistica, elementi decisamente sottovalutati un po' ovunque e direi fondamentali quando si deve parlare con gli alieni.
Degno erede delle saghe interstellari è “The Expanse”, scritto dal duo che si nasconde dietro lo pseudonimo di James S.A. Corey e recentemente adattato a serie tv, che non brilla particolarmente per attori ed effetti speciali, ma la storia basta e compensa per tutto il resto; ambientato nel nostro sistema solare, dove Terra e Marte (colonizzata dai terrestri ed ancora in fase di terraformazione dopo essere diventata indipendente) si spartiscono le risorse che vengono scavate dai cinturiani nella Fascia principale di asteroidi, che si trova tra Marte e Giove. Corey porta conflitti tra stati e lotte di classe a livello interstellare, finché una sostanza sconosciuta e aliena non arriva a ribaltare in modo drastico gli equilibri di potere e a creare un passaggio verso nuovi mondi.
Di zone aliene e indefinite parla anche la “Trilogia dell'Area X” del nuovo guru della fantascienza Jeff Vandermeer, ancora troppo poco conosciuto in Italia ma già venerato all'estero, dal quale è stato tratto un film che porta il titolo del primo capitolo della trilogia - Annientamento - e che non rende nessuna giustizia al romanzo (ma mi serviva unicamente per poterlo inserire in questa rassegna). L'Area X è una zona in costante espansione dove succede qualcosa di non ben definito che altera le cose, il territorio, le piante e le persone; diverse spedizioni vengono mandate al suo interno e nel libro seguiamo l'ultima, composta da una biologa - la protagonista -, una psicologa, una glottologa e una militare. Vandermeer dà inizio ad un nuovo genere di fantascienza eco-horror, che ripropone anche nel suo secondo libro tradotto in italiano “Borne”, dove dipinge un'umanità che sopravvive in un mondo devastato dalle corporazioni e vessato dalle biotecnologie che hanno creato.
Ancora orfano di adattamento è China Mieville, grande voce del new weird, sottogenere della fantascienza che mescola elementi fantasy, horror, thriller e noir, che nei suoi libri si concentra sull'ambientazione e sulla città: nel suo “La città e la città”, due metropoli si intersecano organicamente, ma gli abitanti dell'una e dell'altra devono rimanere separati e fare finta di non vedersi tra di loro, ignorando tutto ciò che non fa parte della loro porzione. Il nostro protagonista è un detective che si trova ad indagare su un omicidio che coinvolge entrambe le città, con i conseguenti problemi che da questo possono derivare.
Non mi sono certo dimenticata di tutti gli altri romanzi che hanno conosciuto un adattamento ("2001: Odissea nello spazio" di Clarke, "Guida galattica per autostoppisti" di Adams, "Ritorno al futuro" di Shaw, "Solaris" di Lem, "Ma gli androidi sognano pecore elettriche" di Dick, quasi ogni cosa scritta da Wells,…) ma ho voluto dare spazio a chi sta portando nuova linfa e lustro a questo genere antico quanto l’umanità: Etana è il nome di un mitico personaggio della mitologia della Mesopotamia, che fu protagonista di quello che si può considerare il primo volo dell'uomo verso il cielo, così come la leggenda di Adapa. Per non parlare della grande saga di Ghilgamesh, in cui nella seconda parte l'eroe viaggia in lungo ed in largo alla ricerca dell'immortalità, fino al cielo dove si trovano gli dei. Sono scritte su tavolette di terracotta in caratteri cuneiformi, vanno dal XIII al VII sec a.C. e sono stati rinvenuti dalla biblioteca del re egiziano Amenophi IV, a Tell Amarna, a quella del re assiro Assurbanipal, a Ninive, e li trovate nel libro “Il primo volo dell'uomo e altre storie della Mesopotamia” di Claudio Saporetti.
D’altra parte, la fantascienza non passerà mai di moda, non essendo mai stata di moda!